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Rimozione degli attachments in periodo Covid


Matteo Reverdito
(@matteo_reverdito)
Membro Admin
Registrato: 4 anni fa
Post: 12
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L'aerosol è il mezzo principale di contagio nei nostri studi e per fortuna la gestione degli allineatori ne prevede davvero poco.

Forse la rimozione degli attachments è la fase che ne produce maggiormente, seguita dall'IPR eseguito con mezzi meccanici e dalla rifinitura degli attachments.

Mentre le ultime due procedure sono facilmente modificabili manualmente o riducendo l'utilizzo di spray, la rimozione degli attachments è la più ostica.

I colleghi americani in realtà già prima dell'emergenza rimuovevano gli attachments a mano con le pinze togli attacchi, ma la cosa mi lascia qualche perplessità sul confort del paziente durante la manovra. 

Cosa ne pensate?


Citazione
Matteo Di Gioia
(@matteo-di-gioia)
Reputable Member
Registrato: 4 anni fa
Post: 2
 

SI in effetti penso sia abbastanza fastidioso

SO che si possono usare delle frese dedicate della Komet per la rimozione del composito, magari invece che spruzzando acqua dalla turbina, si può chiedere all'assistente di spruzzare aria...

A livello scientifico non so cosa sia meglio, mi da l'idea che in questa maniera si possano produrre meno droplets...

 

Qualcuno dovrebbe farci uno studio! 🙂 chi ha voglia?


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Matteo Reverdito
(@matteo_reverdito)
Membro Admin
Registrato: 4 anni fa
Post: 12
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@matteo-di-gioia in effetti viene istintivo ridurre l'uso di acqua e di spray e così sto facendo anch'io, anche se non so se sia meglio o no. Il composito asciutto si polverizza in aria diffondendosi ancor più che nell'aerosol. Bisognerebbe essere sicuri che il virus non possa essere presente in questa "polvere secca", dal momento che sappiamo che non "vola" e si trasmette principalmente insieme ai liquidi. Ma di certezze in questo periodo ce ne sono poche...

In ogni caso eseguire uno sciacquo molto lungo con acqua ossigenata al 1% e successivamente magari anche con Clorexidina e CPC (Cetylpyridinium Chloride) già dovrebbe abbattere molto la carica infettante presente in bocca. Poi garantire una forte aspirazione con cannula larga aiuta a ridurre al minimo la dispersione nell'ambiente. Con schermi facciali, occhiali e mascherina a nostra difesa, credo che alla fine non corriamo troppi rischi...

Lavorare sotto diga, anche aperta con due uncini, eliminerebbe poi anche la dose secreta dalle ghiandole salivari. Ma a quale costo di tempo?


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